venerdì 19 giugno 2009

Corso di Scrittura Creativa: PRIMA LEZIONE

L'idea: il primo passo verso la storia

La sedia su cui siete seduti è scomoda? La televisione è accesa e vi angustia con l’annuncio di qualche altra stangata fiscale? E il cellulare trilla l’ennesimo, odioso SMS?
Accettate il mio consiglio: cambiate sedia, staccate la spina alla TV e date fuoco al telefonino! Insomma, se volete trarre il meglio da questo corso, lasciate fuori dalla vostra vita, almeno per un’ora, le distrazioni quotidiane e i pensieri funesti! La scrittura richiede impegno e concentrazione. Tenetelo sempre bene a mente!
Partiamo dall’idea.
L’idea è quella intuizione felice che ci invita a elaborare una storia. Possiamo anche definirla ispirazione, il risultato non cambia. Il problema vero è che a tutti noi è capitato, almeno una volta, di fissare attoniti la nostra pagina bianca per ore.
Si può porre riparo alla mancanza di ispirazione?
Certo che sì! Se siete degli scrittori non c’è nulla intorno a voi che non possa pungolare la vostra fantasia: le notizie di cronaca del vostro quotidiano preferito, le chiacchiere di uno sconosciuto al bar, la disavventura di un collega di lavoro… e che molla straordinaria la vostra vita passata, i desideri di un tempo, le speranze divenute realtà, gli obiettivi del presente!
Provate a mettere sulla carta i vostri difetti, qualità, gusti, passioni, hobby, letture, e avrete molto materiale a disposizione. NON PER RACCONTARE LA VOSTRA VITA, sia chiaro, ma semplicemente per poter abbozzare il protagonista o uno dei personaggi della vostra storia.
Imparate ad osservare le persone. Per quanto riguarda i conoscenti, spogliateli dalle etichette dei pettegolezzi insulsi e − nove volte su dieci − infondati. Per gli sconosciuti, lasciatevi condurre al di là dell’apparenza e provate a scrutare i loro pensieri, ad immaginare con chi dividono la loro esistenza, da dove vengono e quali esperienze hanno avuto nel corso degli anni. Fatevi cullare dalle sensazioni e trasformerete un individuo nel protagonista del vostro racconto.
Non aspettate che la storia vi caschi addosso: scrivete, scrivete, scrivete. Sperimentate. Buttate giù i vostri pensieri, anche se all’apparenza potrebbero non avere molto senso. Non ascoltate il “censore” della vostra coscienza letteraria. La sua entrata in scena è prevista solo nel terzo atto, e nella fase in cui ci troviamo non si è alzato ancora il sipario!


ESERCIZIO 1
“La donna dal guanto nero scomparve dietro la curva…”
Inizia a scrivere partendo da questo incipit. Scrivi a briglie sciolte, senza preoccuparti dello stile e della trama, per almeno dieci minuti.
Questo esercizio ti aiuterà a scrivere senza i paletti mentali che bloccano il processo creativo.


Idea trovata, racconto sicuro?
Volete un “SÌ”? Spiacente.
Una volta trovato il germe della storia occorre lavorar sodo per creare personaggi autentici, impostare i conflitti necessari per tenere alta la tensione drammatica o comica, strutturare la trama in modo corretto e non banalizzare il finale.
Fondamentale è la progettazione.
Ebbene sì, dopo il primo momento di esaltazione creativa, occorre necessariamente fermarsi a riflettere, valutare ciò che si ha sotto gli occhi e organizzare il tutto per dare un senso alla storia.
Come?
Prendere appunti su nuove idee da sviluppare, parlarne con gli amici − chissà che ciò non stimoli maggiormente la vostra fantasia − fare delle ricerche sul campo o in rete, scrivere in ordine sparso qualche frase ad effetto o un particolare dialogo che vi preme nella testa.
Lo so, molti di voi staranno obiettando: “Io non ho bisogno di fermarmi a riflettere. Quando scrivo, scrivo. E nulla mi può fermare!”.
Può anche essere vero ma, per esperienza personale, la fase di scrittura vera e propria sarà molto più fluida se avrete una trama ben strutturata e le ricerche in bell’ordine sulla scrivania.
Solo così eviterete quei terrificanti punti morti nei quali non sapete più come procedere, nei quali ritornate a fissare e a rileggere senza tregua quanto già scritto, fino ad impararlo a memoria.


ESERCIZIO 2
Osservando la gente che ti circonda, leggendo i quotidiani o attingendo dalla tua vita ricava cinque idee per un racconto.
Lavora su quella che ti appare più promettente e, una volta pianificata la trama ed effettuate le eventuali, necessarie ricerche, procedi nel processo di scrittura per almeno un’ora al giorno, per sei giorni di seguito.


Prima di congedarmi da voi, un’ultima raccomandazione: non sottovalutate gli esercizi proposti e svolgeteli con impegno ed umiltà.
Non si finisce mai di imparare e migliorare.
Alla prossima lezione!

10 commenti:

Davide ha detto...

Ciao Sonia,
bellissima questa prima lezione. L'ho segnalata con piacere su appunti di scrittura creativa al link

http://appuntidiscritturacreativa.tumblr.com/post/126934537/scritturacreativaidea

alla prossima ;)
complimenti
un sorriso
davide

Sonia Ognibene ha detto...

Ma grazie, Davide! Ne sono onorata!
Vi aspetto, allora.
Un sorriso e un abbraccio anche a te.

Sonia.

serenella ha detto...

Ricevo ogni giorno, sulla mia mail, "Appunti di scritura creativa". Oggi faceva riferimento a questo blog.

Grazie per questa prima, interessante lezione. Attenderò con ansia la seconda.


Ovviamente ora linkerò il tuo blog.

Sonia Ognibene ha detto...

Grazie Serenella! Benvenuta!
Spero che le lezioni ti siano d'aiuto per stimolare la curiosità, migliorare la tua scrittura o, magari, solo per farti passare dei momenti piacevoli.
Grazie per il link. Anch'io passerò sul tuo blog.

Sonia

riccardo uccheddu ha detto...

@ Sonia:
sembrerà strano, ma io non ho mai avuto il problema della pagina bianca; ogni volta che mi siedo a scrivere, “sforno” qualcosa.
Certo, poi c’è anche il problema della qualità:, ma che si può sempre risolvere col labor limae.
Tuttavia, dici bene: spesso bisogna INIZIARE a scrivere. Io, quando attacco, so già che c’è l’ispirazione ed a quel punto, l’operazione è quasi automatica.
Ma esistono anche delle “fasi” di scrittura meno legate all’ispirazione: prendiamo una storia ambientata nel mio adorato Medioevo o comunque collegata a temi per i quali è necessario un minuzioso lavoro di documentazione...
Perché non stendere (mollette permettendo) delle schede o prendere degli appunti da sviluppare, magari in seguito, in modo creativo?
A presto!
P.s.: bella lezione, la tua: in un campo, poi, in cui è così difficile darne!

Sonia Ognibene ha detto...

Grazie Riccardo! Molto gentile, anche se le mie lezioni non sono solo il frutto di esperienze personali, ma anche di letture fatte e citate nel blog.
Diciamo che è il sunto, il mix essenziale di ciò che avrei voluto in un corso di scrittura on-line (e gratuito).

Mi fa piacere se qualcuno potrà trarne beneficio.

Sì, l'osservazione che fai sulla documentazione è una cosa che ripeto anche nell'ultima parte della prima lezione (e anche in qualche altro post precedente).

Non ti è mai capitato di fissare attonito una pagina bianca? Beato te... a me è successo perfino dopo un serio lavoro di preparazione e documentazione.

Ti aspetto alla seconda lezione, se ti va.
Sonia

JFK ha detto...

Cara Sonia, fin qui ho girato intorno alla locanda come uno di quei gitanti della domenica che aprono il tavolino sul ciglio della strada, ignorando l'incanto della natura che li circonda. Hai pazientemente sopportato intemperanze e battute di quello che doveva apparirti un commentatore da Novella 2000, sei stata indulgente nell' uso della matita rossa e simpaticamente ti sei prestata al gioco, offrendomi spunti per reiterare impunemente crimini e misfatti, chiosando con un titolo alla Woody Allen.
Presa visione delle proposte portate avanti sui recenti post, di come ti sei spesa per offrire ai lettori, gratuitamente, i frutti delle personali ricerche, mi sono pentito per l'abuso di banalità e poi commosso per la tua generosità.
Penso di interpretare il comune pensiero esprimendo nei confronti della locandiera l'apprezzamento di chi, iniziando a frequentarla, ne ricava benefici materiali( grazie per gli scones, dopo dieci miglia di corsa in mezzo all'erica sono stati un toccasana ) e spirituali, per quanti stimoli si ricevono a scavare nella mente nuovi e più fertili canali d' irrigazione.
Lunga vita alla locanda nella brughiera, se c'è un motivo per tentare di assolvermi è che l'ho trovata perché le favole m'incantano ancora.
Con affetto e devozione da parte di JFK.

Sonia Ognibene ha detto...

Caro JFK, grazie per la tua devozione e grazie anche per le battute di spirito!
Non mi piace quando ci si prende troppo sul serio.

Anche a me le favole incantano ancora, ed è per questo che è nato questo luogo sperduto, e per molti incomprensibile o irraggiungibile.
Sono felice che tu l'abbia finalmente raggiunto (così almeno potrai rimpinzarti di scones ogni volta che vuoi).
;-)

Roberta ha detto...

Con piacere, Sonia, ti commento il mio esercizio, come mi hai richiesto. Non l'ho scritto ora. E' un pò che ce l'ho nel cassetto. L'ho scritto e quando l'ho corretto, l'ho trasformato al presente. Un bacio, Roby.

"La donna dal guanto nero scompare dietro la curva.
La osservo passare di lì, tutti i giorni alla stessa ora.
Puntuale.
Indossa una gonna lunga, con il bordo ricamato e le balze, che le conferiscono un aspetto importante. Sopra abbina una camicia di pizzo bianca, oppure una giacca stroncata di velluto liscio, blu,nera o marrone.
Mi sono fatto l’idea che scelga il colore a seconda dell’umore di quel giorno.
Dal suo sguardo non si capisce granché; è impassibile, seria, senza tic o segni particolari, i capelli sono acconciati elegantemente, come appena uscita dalla bottega del parrucchiere e, in testa, calza un cappello a tesa larga, del colore della giacca o della gonna.
Nei piedi indossa scarpe dal tacco basso, perché non ha bisogno di alzarsi, penso che sia alta almeno un metro e ottanta. O forse un metro e sessantacinque o settanta.
Cribbio! Con le misure non ci azzecco mai. Non ho occhio per le distanze, i pesi, i litri. Quando una cliente mi chiede un etto di salame, io taglio, taglio, taglio e quando lo vado a mettere sulla bilancia è sempre molto di più. Mia moglie mi rimprovera, dice che gli etti in più di salame che ho tagliato li dobbiamo mangiare noi. Lei invece se la cliente chiede un etto, taglia un etto preciso, anzi a volte ne affetta qualche grammo in meno, così può chiedere alla cliente con la sua voce civettuola: “Ne aggiungo un’altra fetta?” E la cliente risponde: “Ma certo, signora Pia, grazie!”
La donna dal guanto nero passa tutti i giorni alle cinque del pomeriggio davanti alla mia bottega. Io la osservo passare perché a quell’ora sono sempre davanti alla porta a spazzare via le foglie, prima che arrivi la fiumana dei clienti, quelli delle sei, che passano dal mio negozio prima di andare a casa.
La guardo passare fino a che non scompare dietro al curva."

Sonia Ognibene ha detto...

Grazie, Roberta, d'aver partecipato! ;-D