lunedì 10 agosto 2009

Corso di Scrittura Creativa: DECIMA LEZIONE

Pubblicazione: importanza della grammatica, come spedire il manoscritto e a chi.

Arrivati a questo punto del corso credo che abbiate compreso quanto sia complesso il mestiere dell'aspirante scrittore. Ne avete saggiato anche la fatica fisica: la schiena dolorante, i muscoli del collo contratti, la testa in fiamme, il polso e l'avambraccio affaticati, le gambe indolenzite.

Quello che fin qui è stato omesso, però, è l'importanza della grammatica e della punteggiatura.
Se non siete abbastanza ferrati in materia vi consiglio di acquistare un buon manuale. Non saranno soldi sprecati. I dubbi e le sviste grammaticali appartengono a tutti noi, anche ai grandi autori.
Mi limiterò a porre alla vostra attenzione, invece, una lista degli errori più comuni.

Affatto
Significa “del tutto, completamente”, per cui non è corretto il suo uso da solo come negazione: “Hai mangiato la torta?” - “Affatto”.
Come rafforzativo di negazione, invece, significa per nulla. La proposizione “Non mi sento affatto stanca!” è dunque corretta.

Alternativa ed entrambi/e
Quante volte abbiamo sentito dire: “Abbiamo tre alternative”, ma l'alternativa implica una scelta fra due cose, non tre.
Stessa cosa dicasi per entrambi/e che significa “tutti e due”, perciò la proposizione “Ho comprato una tuta con inserti verdi, celesti e rosa. Entrambi i colori sono pastello” è errata.

A me mi e a te ti...
Sono forme familiari e devono essere sostituite da : “A me/a te piace...”.

Assolutamente
Rispondere “Assolutamente” nel senso di “in nessun modo” è errato. La forma corretta è “Assolutamente no”, se vogliamo rafforzare la negazione.

Cominciare e cessare
Il complemento di tempo unito a verbi che indicano un inizio o una fine non deve essere introdotto dalla preposizione da. Non si dice, quindi: “Da domani inizio la dieta!” ma “Domani inizio la dieta”.

Davanti e vicino
Richiedono l'uso della preposizione a: “Sono davanti a casa” e non “Sono davanti casa”.

Disfare e soddisfare
L'imperfetto di disfare e soddisfare è disfacevo e soddisfacevo, non disfavo e soddisfavo.

Familiare
Non famigliare.

Interdisciplinarità
La forma largamente usata interdisciplinarietà è errata.

Interpretare
Non interpetrare.

Irruente
È la forma corretta. Meno corretta è irruento (anche se si sente sempre in TV).

Ma e però
Vanno usati singolarmente, non in coppia.

Meteorologia, meteoropatico, aeroporto
Queste sono le forme corrette, non metereologia, metereopatico, aereoporto che sentiamo perfino alla televisione.

Numerali ordinali
Vengono scritti senza le letterine in esponente: Elisabetta II non Elisabetta IIª.

Obiettivo
È la forma più comune, anche se obbiettivo è comunque accettata.

Qual
Rifiuta l'apostrofo, perciò qual'è non è la forma corretta.

Riuscire

Nel significato non essere in grado di deve essere seguito dalla preposizione a + infinito. “Non riesco dormire” è forma errata.

Sennò e altrimenti

Vanno usati singolarmente e non in coppia: altrimenti significa già sennò.


Il pronome sé vuole l'accento per distinguersi da se congiunzione. Quando è affiancato a stesso e medesimo conserva ugualmente l'accento.

Succube
È la forma più usata, ma le forme succubo/a non sono errate (anche se personalmente non le userei mai).

La punteggiatura
Per la stragrande maggioranza degli adolescenti -assuefatti all'ingozzata di SMS- e per buona parte degli adulti, la punteggiatura è un dettaglio di scarsa rilevanza.
Ne ha, invece, e molta! Immaginate un cartello con la scritta: “Qui si vendono stivali per bambini di gomma” pensereste ad un articolo riservato a piccoli alieni elastici, ma se scriviamo la stessa frase inserendo la virgola: “Qui si vendono stivali per bambini, di gomma” afferriamo subito il senso della frase.

Il punto indica una pausa lunga.

La virgola, una molto breve.
Quando siete dubbiosi riguardo al suo uso, leggete ad alta voce il periodo e, laddove fate una pausa naturale o cambiate intonazione, inserite la vostra virgola.

Il punto e virgola
è una pausa intermedia tra i due punti, perché separa due o più segmenti di un periodo. Non è seguito dalla lettera maiuscola. Può essere sostituito dal punto.

I due punti servono per introdurre una spiegazione, un elenco, un discorso diretto.

Il punto interrogativo introduce una domanda, un'espressione di esortazione, di dubbio, di meraviglia.

Il punto esclamativo
viene usato nei comandi, nei rimproveri o per esprimere meraviglia, rabbia, gioia.

I puntini di sospensione, che devono essere non più di tre, indicano una sospensione del pensiero, un imbarazzo, un'esitazione.

Le virgolette si distinguono in:
caporali < >
virgolette alte “ ”
apici ' '.
Le prime due servono per racchiudere discorsi diretti, citazioni, titoli.
Gli apici vengono solitamente usate per dare rilievo a una o più parole all'interno di una proposizione.

La lineetta
Sostituisce le virgolette per introdurre le battute di un dialogo o - come faccio spesso io - per racchiudere un inciso.

Il trattino è più corto della lineetta e serve a unire due membri di una parola composta o ad indicare la divisione in sillabe prima di andare a capo.

Le parentesi tonde servono a racchiudere un inciso più forte, per inserire delle note, indicare l'autore di una citazione, una data.

Le parentesi quadre ─ usate di rado – servono per inserire una parola o una frase che non fanno parte del testo citato ma che danno un'informazione maggiore al lettore.

La sbarretta
Si usa per separare i versi di una poesia evitando di andare a capo, per esprimere una contrapposizione o per formare la congiunzione copulativo-disgiuntiva e/o.

Ora passiamo alle dritte per la pubblicazione.
Finalmente, direte voi!
In effetti è ciò che ci interessa maggiormente. Non appena ci accingiamo a scrivere un racconto ci immaginiamo già ricchi e famosi e, non di rado, sprechiamo gran parte del nostro tempo a fantasticare piuttosto che a concentrarci sulla trama e i personaggi.
È umano e comprensibile lo so. L'importante è non cullarsi in sogni di gloria inesistenti, altrimenti ne resteremo terribilmente delusi.

Le regole della pubblicazione

1) PORTATE A TERMINE UN ROMANZO O UN RACCONTO.
SE NON AVETE NIENTE TRA LE MANI, INIZIATELO E FINITELO
2) STAMPATELO
3) REVISIONATELO PIÙ VOLTE
4) FATE UNA RICERCA ACCURATA IN INTERNET SULLE CASE EDITRICI ALLE QUALI VOLETE SPEDIRE IL VOSTRO MANOSCRITTO per sincerarvi dei generi e delle collane che editano. Si può sperare di far pubblicare un romanzo da una casa editrice che si occupa solo di saggi e poesie? Preoccupatevi anche di cercare i nomi dei direttori editoriali ai quali vi rivolgete. Vi toglierà l'aria da sprovveduti.
5) INVIATE IL MANOSCRITTO ─ senza graffette o rilegature – controllando che non abbia macchie, abrasioni, refusi ed errori grammaticali. Abbiate cura di formattarlo secondo i criteri tipografici della casa editrice da voi scelta che, tanto per fare un esempio, potrebbe utilizzare le virgolette o i caporali al posto delle lineette per introdurre i dialoghi.
Accludete una LETTERA D'ACCOMPAGNAMENTO con il titolo dell'opera, il numero di parole o dei caratteri, il vostro nome, indirizzo, recapito telefonico ed e-mail. Questi dati dovranno essere riportati anche sulla prima pagina dell'opera.
Necessaria è anche la LETTERA DI PRESENTAZIONE che ha il compito di incuriosire l'editore. Qui, più che mai, dovete mettere a frutto le vostre abilità di scrittori. Iniziate spiegando i motivi che vi hanno spinto a scegliere quel determinato editore, poi, in poche righe, fate un riassunto accattivante dell'opera. Inserite anche una vostra breve autobiografia. Non guasta.
Non dimenticate di aggiungere in chiusura che l'opera è frutto del vostro ingegno e che avete accluso una busta affrancata per la risposta.
Non siate troppo deferenti e neppure troppo amichevoli. Siate professionali.
6) ATTENDETE LA RISPOSTA PAZIENTEMENTE. Chiamare le redazioni o inviare e-mail dopo poche settimane non serve, anzi, indispone il personale e vi mette in cattiva luce.

Vi consiglio di prendere nota di alcune regole generali, preziosissime, per formattare un testo, al link
www.writersmagazine.it/info.php/collaborare gestito dal prolifico e brillante scrittore e direttore della rivista Writers Magazine Italia, Franco Forte.

Ai consigli di Franco Forte io aggiungerei anche questa raccomandazione: se avete una è ad inizio capoverso - quindi maiuscola - non scrivetela in questo modo E', vale a dire con l'apostrofo al posto dell'accento. Andate invece (se utilizzate Word) su Inserisci/ Carattere speciale (o Simbolo) e scegliete la È con l'accento grave che vi occorre.

Bene. A queste vanno aggiunte altre basilari regole di formattazione:

Le cartelle - vale a dire i fogli in A4 scritti solo su una faccia - devono essere di 30 righe per 60 battute, con caratteri Courier New, Times New Roman o Arial, a 12 punti.

Le righe devono prevedere almeno due centimetri di margine e la doppia spaziatura fra una riga e la successiva.

Ogni paragrafo deve avere un rientro.

Le pagine vanno numerate in basso a destra.

La sillabazione deve essere corretta, vale a dire con il trattino a fine riga se la parola è troppo lunga. Per impostare questa opzione andate su File/Anteprima di stampa/ Strumenti/ Lingua/ Sillabazione e mettete il segno di spunta sul quadratino “sillaba automaticamente documento” e, infine, cliccate su OK.

ESERCIZIO 12
Scrivi una lettera di presentazione, esercitandoti a riassumere in modo accattivante la tua opera. Se il romanzo è terminato, accludilo e spedisci il tutto. È arrivato il momento di rompere gli indugi.

Se dopo aver seguito tutte i consigli trovati in questo corso non ricevete comunque risposta dalle case editrici, avete altre tre possibilità:
- rivolgervi ad agenti letterari (ma attenti ai marpioni succhia-soldi!)
- partecipare a concorsi letterari seri (io l'ho fatto ed è stata la scelta vincente)
- pubblicarvi a vostre spese.
Quest'ultimo è un punto molto dolente.
Tanti, troppi individui senza scrupoli, si spacciano per editori seri.
Come riconoscerli?
Solitamente questi pseudo-editori contattano subito il malcapitato scrittore per coprirlo di elogi e, poi, attaccano col “pistolotto” dell'editoria in crisi, della missione dell'editore, delle terrificanti spese che ogni editore deve affrontare per far emergere i talenti nascosti, e quindi... morale della favola... parlano di contributo per la pubblicazione.
Spesso questi “contributi” ammontano a migliaia di euro per un centinaio di copie, le quali, nella stragrande maggioranza dei casi, non entreranno mai in libreria. Sperare che vengano pubblicizzati è una vera chimera! Dovete fare tutto da soli. A questo punto vi consiglierei di andare da un tipografo, farvi fare un preventivo e “buonanotte”. Con la stessa cifra potreste averne 1000 di copie, non 100!

Quel che conta è il codice ISBN -International Standard Book Number- che avrete visto un milione di volte in retro copertina.
È un sistema unificato per la numerazione dei libri su scala internazionale, che rende unico e, perciò, immediatamente identificabile il vostro romanzo.

Una serie di avvertimenti utilissimi per sfuggire alle trappole editoriali potete trovarli sul sito: www.danaelibri.it/rifugio/rifugio.htm

Mi sembra oneroso precisare che non tutte le casse editrici minori nascondono insidie. A volte i contributi richiesti sono di modesta entità e garantiscono il codice ISBN, la pubblicità, la distribuzione reale in alcune librerie e la possibilità d'acquisto diretto sui siti delle case editrici in questione.

Mi auguro che quanto detto fino ad ora vi abbia divertito, vi sia stato utile e vi abbia anche fatto innamorare della lettura.
Mi piace pensare che, magari, qualcuno fra voi abbia anche scoperto un talento artistico nascosto e voglia metterlo seriamente in pratica.

Cos’altro aggiungere? Spero di incontrarvi in libreria… come scrittori.

4 commenti:

riccardo uccheddu ha detto...

Molto giuste e direi anche doverose, Sonia, queste tue (concedimi la battuta) "controindicazioni letterarie."
Possono apparire scontate per chi scrive ed ama la letteratura ed ogni altra forma d'espressione estetica; ma non sono per questo, meno doverose.
Risulteranno poi sconvolgenti per il popolo di kuelli ke nn vogliono perdere + t.
Scherzi a parte (e neanche tanto) la sciatteria è una cosa che fa malissimo alla letteratura e che secondo me fa pensare a quello o a quella che scrive una bella canzone, ma la suona o la canta... stonando ad ogni piè sospinto!
Buona serata!

Sonia Ognibene ha detto...

Sì, la sciatteria linguistica è una cosa su cui non si può sorvolare mentre si scrive o, a maggior ragione, quando ci si presenta a una casa editrice.
E' come se andassimo a una cerimonia vestiti con la tuta unta e lisa di un meccanico!
....Li dobbiamo presentare bene i nostri pensieri, no?

Ciao Riccardo!

Anonimo ha detto...

Ciao Sonia,
mi permetto di darti del tu, spero che non ti offenda...
Sono una ragazza di 15 anni ed ho la passione per la lettura ma, soprattutto, per la scrittura.
Ho seguito attentamente ogni tua "lezione", cercando di fare tesoro dei tuoi consigli e applicandoli sui miei racconti.
Ti ringrazio particolarmente di quest'ultimo paragrafo dedicato agli errori ortografici più comuni, perchè mi rendo conto anche io che nonostante sappia quali sono le cose sbagliate, non di rado mi capita di scriverle, quasi senza pensarci, o di infilarle in un discorso.
Be', ecco, volevo solamente ringraziarti di questo e nient'altro.
Buona serata!

Sonia Ognibene ha detto...

Ciao, mia cara, mi fa molto piacere che tu ti sia fermata per lasciarmi un commento e per ringraziarmi.
Sei molto carina.
Coltiva questa tua passione per la scrittura, non abbandonarla mai. Ti aiuterà nella vita, quando ti sentirai triste e anche quando sarai incredibilmente felice!
Mi farebbe piacere sapere il tuo nome e sarei felice se tu volessi cimentarti nell'esercizio con le parole-chiave.
Non aver paura di essere perfetta, devi solo divertirti a giocare con le parole.
Un abbraccio e buona notte, vista l'ora tarda.
Sonia