domenica 30 agosto 2009

Paura, eh?

Ieri, mentre la brigata di lettori stava svuotando i vassoi con le meringhe, ha bussato alla porta una giovane lettrice.
- Scusate... si può? Forse è una festa privata?
- Nessuna festa privata. - ho risposto io. - Entra pure, stavamo solo godendoci delle meringhe!
La ragazza portava un vestito lungo, bianco e un paio di ciabattine bianche. I capelli castani erano raccolti in una coda e l'unica nota "trasgressiva" del suo aspetto era la montatura degli occhiali un poco buffa.
L'ho invitata a sedersi in mezzo agli altri e quel suo imbarazzo iniziale ha cominciato a stemperarsi al primo assaggio di meringa.
La vedevo interessata alla conversazione e quando ho chiesto: - Quanti di voi hanno spedito almeno un manoscritto a una casa editrice?-, tutti hanno alzato la mano, tranne lei.
Un avventore le ha chiesto:
- Davvero non ne hai mai spedito uno?
- Mai... cioè, avrei voluto, ma tanto li buttano via appena arrivano.
Da lì si è innescata una discussione sulle case editrici "carogne", del valore indiscutibile di ogni romanzo inviato dai presenti, dell'importanza delle revisioni e della valutazione disinteressata di qualcuno sull'opera.
La ragazza ha ammesso di non aver mai fatto leggere a nessuno "qualcosa di suo", perché "a chi può interessare?".
- A me. - le ho risposto, allora.
La ragazza ha quindi cominciato ad inanellare una serie di scuse per scoraggiarmi a leggere il suo manoscritto, e così mi sono posta questa domanda: perché non vogliamo far leggere ad altri ciò che scriviamo?
E mi sono data una risposta, l'unica possibile: perché temiamo che il nostro lavoro non abbia nulla di artistico, che il nostro romanzo non sia degno d'essere pubblicato e se qualcuno (un amico, un parente, un conoscente, un editor) lo scoprisse, non potremmo più recitare la parte degli "artisti incompresi".

Avere paura del giudizio degli altri è umano e inevitabile, ma scrollarcelo di dosso è indispensabile per crescere come scrittori!
Prima di considerare carogne certe case editrici, METTIAMOCI IN GIOCO!
Nella peggiore delle ipotesi potremo avere gli strumenti per rimaneggiare la nostra opera e renderla apprezzabile.
E nella migliore potremo vederla pubblicata.
Se resta su un PC a chi servirà?

E voi cosa ne pensate, miei prodi scrittori? La vostra opinione è sempre molto gradita.
Vi aspetto in locanda.

6 commenti:

Miki ha detto...

Io faccio parte di questa categoria. Chissà forse è così: ho paura, ma non ho mai voluto fare la parte del genio incompreso.
Ho paura di non valere niente, forse ne sono sicuro.
Ma hai ragione, devo farmi avanti sennò come faccio a sapere se quello che scrivo è una schifezza?
Comincerò dal mio professore di chimica, l'unico con cui ho davvero un bel rapporto.
Bel blog.

Sonia Ognibene ha detto...

Sì, caro Miki, mettiti in gioco! Così si fa!
Non dobbiamo aver paura della verità, qualunque essa sia: siamo bravi, siamo pessimi... non possiamo saperlo se nessuno conosce ciò che scriviamo.
Credo che la consapevolezza sia molto utile per vivere meglio la nostra vita e i nostri sogni.

Grazie mille per il complimento. Ti aspetto ancora.

mirtilla ha detto...

Ciao Sonia,
penso che la paura prenda tutti, prima o poi, e credo anche che avere il timore di confrontarsi con il giudizio degli altri, quando si tratta di qualcosa che fa parte di noi, come ad esempio "quello che abbiamo scritto", sia del tutto normale.
Paura di non sentirsi adeguati, paura che il giudizio degli altri offuschi l'idea che abbiamo di noi stessi e della nostra opera creativa. A me è successo, l'ho anche scritto sul mio BLOG qualche mese fa ...
Dobbiamo lavorarci, crederci e solo così riusciremo a superare la barriera della paura.
Un bacio
mirtilla

Sonia Ognibene ha detto...

Sì, la paura può bloccarci nella scrittura, come in tutti gli altri aspetti della vita, ma bisogna abbatterla, come dici anche tu, lavorandoci su e superando le barriere.
Lo dico con convinzione perché anch'io non ho fatto leggere mai nulla a nessuno: sentivo di essere inadeguata. Poi, un paio di anni fa, mi sono decisa e i risultati sono arrivati.
A che è servito aspettare tanto? E se non mi fossi mai decisa non avrei neppure pensato di dar vita a questo blog e di conoscere tanti blogger come voi.

Me lo ricordo il post di cui parli, cara Mirtilla, e ricordo di averti lasciato anche un commento.

A proposito, mi è piaciuto il post che hai scritto oggi sul tuo blog personale. Ti auguro di vincere quel concorso letterario. Di cuore.

mirtilla ha detto...

E' bello sapere di avere "amici" virtuali che hanno vissuto e vivono le tue stesse emozioni ed esperienze ...
Se un anno fa non avessi dato ascolto ad un amico carissimo, anche se lui continua a dirmi che devo solo ringraziare colei che vedo allo specchio ogni mattina, non avrei mai spedito il mio primo manoscritto ad una casa editrice ed non sarebbe stato pubblicato "Petali d'anima".

E' molto bello scambiare idee e opinioni con chi ama scrivere e leggere buoni libri.
Da quando, come te, ho cominciato a guardarmi attorno e provare a navigare questo mare, ho conosciuto un sacco di amici.

Grazie, spero di farcela. Ci tengo davvero tanto. Incrocio le dita.

Un bacio
Buona notte
mirtilla (roberta)

Sonia Ognibene ha detto...

Incrocio anch'io le dita per te.
Un abbraccio :-)