mercoledì 7 ottobre 2009

A che servono i libri?

In questi giorni, sul sentiero che conduce alla locanda, non si è visto nessuno. Ed è stato meglio così. Forse non sarei stata di buona compagnia: volevo restare sola.
Mi sono nutrita di focacce precotte, affettati di giornata, pesche sciroppate e un senso di vuoto attorno al piatto.
Sono rimasta ore sul tappeto, davanti al fuoco, abbracciata a Bon Ton che sembrava intorpidito dal calore come un lucertolone peloso.
Pensavo… pensavo alla vita che viene e se ne va. All’improvviso. In un fiume di fango che inghiotte anche la speranza, alla terra che trema schiacciando i sogni, alle bombe che bruciano i corpi annientando il senso della vita, pensavo alla reiterata, vergognosa, inaudita violenza dei ricchi e dei potenti per i quali la legge è uguale solo per i poveri e i meno furbi.
Riflettevo, allora, su un punto fondamentale: che ci facciamo qui, tutti noi, a parlare di scrittura, lettura, arte se tutto ciò non potrà tramutare la cupidigia dell’uomo in generosità, accoglienza, rispetto per chi ci sta accanto?
In buona sostanza, a che servono le espressioni forbite, la perfezione sintattica e ortografica, i corsi di scrittura creativa e i gruppi di lettura se poi non diventiamo individui migliori, capaci di alleviare la sofferenza umana?
La letteratura di evasione va bene… almeno per un po’, ma, come a scuola, la ricreazione non può durare tutta la vita.

Dopo aver sprecato miliardi di parole sulla letteratura e il suo valore, NOI, che tipo di scrittori vogliamo diventare? Che tipo di lettori vogliamo essere? Che tipo di uomini siamo?

8 commenti:

serenella ha detto...

Tristi le tue riflessioni, ma giuste e condivisibili. Non deve mai mancare la speranza che qualcosa cambi. Nell'insegnare tu, io, ciscuna a livelli diversi, ci mettiamo un po' di noi, della nostra correttezza, "pulizia", della nostra coerenza...E ti pare poco? Chi è dall'altra parte lo percepisce.
Buona notte mia cara.

Sonia Ognibene ha detto...

Sì, tutti noi possiamo fare qualcosa ogni giorno per rendere questo mondo un po' più pulito.
L'incostituzionalità del Lodo Alfano è un segnale che un barlume di buon senso e moralità c'è ancora. Ma quanto durerà? Quale altro escamotage troveranno per perseguire i propri interessi. L'opposizione saprà governare, SE governerà? E sarà onesta?
Vedi, credo che alla base di tutto ci sia troppa immoralità ovunque io mi giri... questo è davvero straziante, oltre che deprimente.
Ed è qui che nasce il mio dilemma sulla scrittura che abbia UN SENSO e che non vuol dire produrre saggi politici, economici...(per carità), ma libri che insegnino qualcosa, lascino il segno, inducano a riflettere (nonostante gli stolti siano sempre un oceano rispetto ai savi!).
Cito per tutti: "La fattoria degli animali di G. Orwell". Un capolavoro assoluto.
Buona giornata anche a te.
Sonia

Iride ha detto...

Ciao Sonia,

Quello dei libri non è un potere prorompente come quello di un incantesimo, o di un'onda energetica, ma ugualmente potente.
Personalmente non credo esista la letteratura d'evasione.
Esiste solo la letteratura, che nutre, irrora, cambia la vita o anche solo l'anima delle persone.
E' questo il potere di un libro, che tocca chi lo scrive così come chi lo legge. E colui che lo ha scritto, mettendoci il proprio messaggio, non è forse un eroe che allevia la sofferenza umana? I libri, tutti, hanno un senso. Tutti nel bene e nel male insegnano qualcosa e cambiano il nostro modo limitato di vedere il mondo. Ma come dici tu, gli stolti sono sempre un oceano rispetto ai savi. E in questi anni sono pure aumentati di numero. Però finché vi sarà anche una sola persona che opera o pensa per un mondo migliore, varrà la pena crederci. Il no al Lodo Alfano è un segno che qualcosa resiste ancora, qualcosa che non può essere ucciso così facilmente, che come un virus rimane sopito, ma non muore. I savi sono sempre pochi ma difficili da debellare!
E come disse un eroe occasionale:
"Nessuna causa è persa, finché ci sarà un solo folle a combattere per essa."
E se sarà necessario, ci ribelleremo anche ai maiali. E a quelli dopo di loro. Nell'eterna lotta tra bene e male.

Un saluto Sonia! ;)

Sonia Ognibene ha detto...

Ciao Iride, sono consapevole che ci sono ancora al mondo uomini degni di questo nome, il problema è che lo sconforto prende anche chi, come me, cerca incessantemente di rendere questo mondo migliore (nel mio piccolo, troppo piccolo).
Quando mi riferivo alla letteratura di evasione pensavo alla Kinsella, per esempio, con i suoi "I love shopping" & company, pensavo alle avventure di Kay Scarpetta della Cornwell e ad altri romanzi di questo tipo. Da questi libri non s'impara nulla. Si passa solo del tempo... va bene anche quello, per carità (io stessa leggo di tutto) ma a volte bisogna anche elevarsi un po' dalle logiche del mercato e scrivere romanzi di valore.
Chissà se io riuscirò a diventare la scrittrice che voglio essere. La narrativa "di peso" non è da tutti.
Un abbraccio, Iride.
Sonia

Giovanni ha detto...

Grazie Sonia!
Una riflessione importante la tua. Lo scrittore ha una responsabilità etica e politica, la sua missione è cambiare un mondo che non può essere migliore e nonostante tutto non arrendersi mai.

Passerò spesso di qui...con più calma.

Un abbraccio,
Giovanni

Sonia Ognibene ha detto...

Grazie a te, Giovanni!
Non arrendiamoci mai. Se vogliamo, possiamo rendere questo mondo migliore.
A presto.
Sonia

riccardo uccheddu ha detto...

Joyce Carol Oates sosteneva che le parole della buona scrittura, della vera letteratura sono il nostro "no" alla morte.
Io aggiungo che sono il nostro "no" anche all'ignoranza, alla prepotenza, al sessismo, allo sfruttamento ed a tutto quel che pone l'uomo al di sotto di sè stesso.
Molte volte è dura, durissima: ci sembra che le nostre parole siano solo quello, parole...
Eppure, l'accanimento che certi dimostrano contro la cultura dimostra, secondo me, che abbiamo una grande forza.
Ricorda che cosa disse il pm all'indirizzo di Gramsci: "Per 20 anni, dobbiamo impedire a questa mente di PENSARE."
Perciò noi dobbiamo essere degni del dono che forse abbiamo della parola e della capacità di creare nuovi mondi.
Una volta lessi di un attivista di colore che chiedeva non tanto più lavoro (anche quello, certo!) ma più istruzione.
L'ex-pugile "Hurricane" Carter scrisse in carcere la sua autobiografia, in carcere si avvicinò alla letteratura e diceva che quando scriveva, le sbarre della sua cella non esistevano più, lui vedeva accanto a sè Dostoevskij.
Chiudo qui, Sonia, perchè, accidenti, mi sto commuovendo!
Un salutone!

Sonia Ognibene ha detto...

Accidenti, sto per commuovermi anch'io!
Un abbraccio.