martedì 29 settembre 2009

Capaci di sognare


"L'uomo che non è capace di sognare
è un povero diavolo, un eunuco.
L'uomo che è capace di sognare,
e di trasformare i suoi sogni in realtà,
è un rivoluzionario.
L'uomo che è capace di amare,
e di fare dell'amore uno strumento
per il cambiamento,
è anch'egli un rivoluzionario.
Il rivoluzionario quindi è un sognatore,
è un amante, è un poeta,
perché non si può essere rivoluzionari
senza lacrime negli occhi
e senza tenerezza nelle mani."


Thomas Borge

lunedì 28 settembre 2009

Storie di fantasmi alla locanda

Ieri sera c’era aria di tregenda in brughiera. La tempesta imperversava sulla locanda con un tale impeto che ci siamo allontanati dalle finestre per evitare che il vento le aprisse senza preavviso, facendone andare in frantumi le vetrate. Così, con i miei sette ospiti abbiamo deciso di metterci in cerchio per raccontarci storie di spettri e fatti inspiegabili.
- Ma dobbiamo inventare delle storie? – ha detto la dottoressa Valeria.
- Possiamo inventarle o raccontarne di vere… pardon: presunte vere. – ho aggiunto io.
L’atmosfera si è scaldata subito.
In mezzo al cerchio abbiamo messo un vassoio di pizzette bianche e rosse e voulevant con gamberetti in salsa rosa, abbiamo spento le luci lasciando che solo la luce delle candele rischiarasse la sala della locanda e, infine, come dei bambini prima della ricreazione, abbiamo fatto la conta per scegliere il primo giocatore-narratore.
La signora B. ha raccontato dello spettro che abitava la casa della sua bisnonna e che ogni notte si sedeva sulla vecchia poltrona nell’angolo della sala da pranzo; la giovane Margherita ha raccontato di quando era stata accompagnata e protetta da due cani (apparsi all’improvviso, uno bianco e uno nero) lungo il viale deserto di una grande città, alle prime luci dell’alba; il prof-filosofo Eugenio ha raccontato di aver visto di notte una figura luminosa e incappucciata attraversargli la strada, e dissolversi lungo il lato scosceso alla sua destra.

Mi sembra superfluo aggiungere che la locanda in pochi minuti si sia trasformata in un posto sinistro: gli spifferi si sentivano ovunque, le candele sembravano tremolare più del solito, proprio come la voce degli avventori (compresa la mia) e gli scricchiolii delle travi, poi, si stavano facendo piuttosto allarmanti.

Che ci fossero davvero con noi delle oscure presenze?
Comunque, non so se fossero attirati più dalle nostre cibarie o dai nostri racconti, ma una cosa è certa: proprio al termine della storia del prof-filosofo Eugenio, la porta della locanda si è spalancata di colpo e una folata di pioggia e vento ha spento all’istante sei candele su dieci. Alcuni di noi hanno cercato di stemperare l’orrore da effetto-sorpresa con risatine nervose, mentre il resto del gruppo si è catapultato dietro al bancone con i capelli ritti sulla testa.
- Non crederete davvero a queste favole? – ha chiesto con aria di sufficienza Margherita, la mascotte del gruppo.
- Certo che no! – ha risposto il prof-filosofo mentre beveva un bicchiere d’acqua per riprendersi dal tremore.
- Il potere della suggestione, cari miei. - ho detto io. – E che suggestione! Stava venendo un infarto a tutti… siamo sinceri. O, se mi lasciate passare l’espressione, che sospensione di incredulità!

Insomma, paura o meno, la strana serata ci ha divertiti molto, perciò ho proposto a tutti di improvvisarci scrittori alla Poe o alla Lovecraft e di leggere le nostre storie solo nelle notti di vento e pioggia battente (come nella migliore tradizione gotica).
Ovviamente sono stati tutti entusiasti e adesso ho un desiderio "mostruoso" di ascoltare le loro storie soprannaturali.

E voi, ne avete una nel cassetto che volete condividere nelle notti di pioggia alla locanda?

lunedì 21 settembre 2009

Che Dio benedica la pioggia!

La pioggia non ci dà tregua. Questa mattina io e Bon Ton siamo rimasti alla finestra per circa un’ora, ipnotizzati dal suo picchiettio incessante.
Dopo ho ripreso la lettura de “Il palazzo delle pulci” di Elif Shafak, ma il mio pensiero dirottava continuamente, incessantemente su atmosfere nordiche.
Così ho mollato la presa e con indosso un pastrano acquistato al mercatino di Portobello ho lasciato la locanda, incamminandomi giù per la discesa.
BonTon sembrava felice del fuori-programma e anch’io.

A volte capita che un romanzo non riesca a darci ciò che desideriamo o che la nostra voglia di scrivere si arresti, allora c’è un solo modo per ritrovare quel piacere: nutrirci di aria, pioggia, sole, affidando al vento i nostri pensieri.
Io l'ho fatto e, al mio ritorno in locanda, ho buttato giù l'abbozzo... di un nuovo romanzo.
Che Dio benedica la pioggia!

martedì 15 settembre 2009

Il labirinto della vita

Ho lasciato la locanda per un po' di giorni, ho dovuto.
Ma l'assenza fisica, almeno nel mio caso, non è stata una lontananza anche mentale.
La mia identità è indissolubilmente legata a questo rifugio immerso nella brughiera, a questo luogo di sogno che si nutre di pensieri imbevuti di inchiostro, che si adagia su materassi e lenzuola di carta.
Ma fuori da queste mura virtuali esiste il mondo reale, quello che, senza farsi annunciare da squilli di trombe, mi ha indotto ad imboccare ancora una volta una strada frastagliata, però del tutto sconosciuta.
Per alcuni giorni mi sono persa, poi ho trovato faticosamente l'uscita per raggiungere la meta.
Perché l'amore non può lasciare spazio alla disperazione e alla rinuncia. Perché la vita è una gemma che non posso lasciar affondare nel fango.

Vi lascio con una frase di Leo Buscaglia che dice:
"Quando si cambia continuamente, bisogna continuare ad adattarsi al cambiamento, e ciò significa che vi troverete sempre di fronte a nuovi ostacoli. È questo che dà gioia alla vita. E quando siete coinvolti nel processo del divenire, è impossibile fermarsi."

E, io, non ho nessuna intenzione di arrestare il mio cammino.

martedì 1 settembre 2009

Scrittori: i giardinieri dell'anima


Ogni libro è un giardino.

Beato colui che lo sa piantare e fortunato colui

che taglia le sue rose per darle in pasto

alla sua anima!...



(Federico García Lorca).