giovedì 28 gennaio 2010

L'insostenibile leggerezza dell'amicizia

Ieri notte mi sono alzata per l’assenza di rumori, non che ce ne siano molti in mezzo alla brughiera, ma anche quei pochi sembravano essersi dissolti.
Mi sentivo come in una bolla, ma non volteggiavo.
Il pavimento era gelido, ho riattizzato il fuoco e ho pensato, per uno scambio avuto con un’amica poche ore prima, all’amicizia vera: forse non so ancora cosa sia. Sarà il tempo a darmi delle risposte. Per il momento me ne ha date tante, eccome se me ne ha date e… quasi tutte negative (di risposte intendo, non di amicizie).
Sì, perché un amico che sta male è noioso, pesante, asociale. E va allontanato.
Se poi è troppo felice e realizzato lo si invidia. Decisamente va allontanato.
Se è sincero e dice davvero ciò che pensa, va allontanato comunque perché “non ci capisce”.

Allora mi sono chiesta: dove sono i veri amici? Dov’è la dolcezza di una chiacchierata rubata, l’incoraggiamento, la schiettezza dei pensieri?
Dove la certezza di una presenza in mezzo al nulla?

BonTon allora mi è saltato in grembo, accucciandosi fra le mie braccia, nasino contro naso.
E una risposta l’ho trovata.

sabato 23 gennaio 2010

Come inventarsi una storiella: il gioco della lettera iniziale

Senza tregua alla locanda. In questi giorni ho avuto ospiti a frotte: la voce si sta spargendo e quella strada meno battuta è sempre più battuta. Per me, quindi, il lavoro tra credenza e scodelle è aumentato: ho preparato 9 tiramisù di proporzioni maxi e almeno 150 sandwich.
La nostra sta diventando sempre più una comitiva gioiosa.
Proprio ieri, mentre stavamo sbocconcellando l’ennesimo sandwich, ho chiesto alla gentile Marnie di dirmi la prima parola che le veniva in mente e lei ha urlato: -GESSO!
E io di rimando: -Vai Francesco, di’ anche tu una parola che inizia per G.
- GERANI.
- GENTE - ha continuato Robby.
- GERMI - ha aggiunto Stefano.
- Che dite, possono bastare? –ho fatto io.
- Cosa?
- Queste 4 parole per creare una storiella qui, in quattro e quattr’otto.
- Qui?
E così tra un tira e molla generale è venuta fuori una storiellina di poche pretese, ma divertente e anche con una “morale” sottintesa:

Nella città di Gesso la gente era sconvolta: tutti i gerani erano improvvisamente appassiti e morti in una sola notte. Era un guaio tremendo perché nella “Fiera mondiale dei Gerani”, che si sarebbe tenuta il giorno dopo, la gente di Gesso aveva sempre vinto il primo premio. Così decisero di chiamare lo scienziato pazzo della città, Frillo Frallo, affinché salvasse i gerani e l’onore del paese.
Frillo Frallo, che era stato sempre emarginato dalla città per via delle sue folli invenzioni e del suo bizzarro abbigliamento, dapprima decise di non accettare il caso per vendicarsi, poi, per amore dei fiori lavorò duramente tutto il giorno e tutta la notte.
Quando mancava solo un’ora all’apertura della Fiera, Frillo Frallo scoprì la causa della morte dei gerani: i germi Germinosi.
Così mise a punto l’antidoto e lo iniettò negli steli delle piante.

I gerani tornarono più belli che mai!
Fu così che la gente di Gesso vinse ancora il primo premio e Frillo Frallo fu eletto sindaco della città
.”


Vedete quanto sia semplice inventare delle storie?
Magari non serve questo divertente gioco delle iniziali per metter su un romanzo di valore, ma di certo può aiutarci a perfezionare il nostro stile, a farci scavalcare gli steccati mentali che ci ostacolano.
Che male c’è a giocare con le parole? La scrittura non è forse anche gioco e fantasia allo stato puro?

Lo consiglio a tutti, soprattutto a voi genitori, perché quando i vostri pargoli vi sfiancheranno con la fatidica frase (prima o poi capita a tutti, non si scampa): "Me la racconti una storia?" e il vostro zuccherino, vedendovi prendere un libro, protesterà dicendo: "Ma io ne voglio una inventata da te!", voi saprete cosa fare e non sarete assaliti dalla sindrome afasica acuta.
Riepilogando: dite la prima parola che vi viene in mente, poi altre 4-5 parole (anche di più se ve la sentite) con la stessa iniziale della precedente e poi create degli agganci lasciandovi trasportare dalle suggestioni che tali parole vi danno.
Così facendo avrete un carrello sempre pieno di storie, basterà solo cercare bene tra gli scaffali… ed è pure gratis! :-D

lunedì 18 gennaio 2010

mercoledì 13 gennaio 2010

Un anno in Provenza

Vi ricordate la mia camera tinteggiata color lavanda e i sacchettini profumati, sistemati in punti strategici della casa, dell’omonima pianta per esaltare la lettura delle storie di Peter Mayle?
Ebbene, ho terminato “Un anno in Provenza”.
Il libro è suddiviso in 12 parti: una per ogni mese (ovvio) ed è il resoconto del primo anno vissuto dallo scrittore, da sua moglie e i loro cani in una fattoria in pietra tra Ménerbes e Bonnieux.
L’ironia, in alcuni punti davvero molto comica, serpeggia in ogni pagina del libro.
I profumi della Provenza, i suoi sapori, le visioni agresti vengono elargite a piene mani.
Ma il libro non è solo questo: molto spazio è riservato ai lavori di ristrutturazione della casa… un vero spasso se si considerano le descrizioni dei bizzarri e instancabili (a corrente alternata) operai della magione.
Ma il merito di questo libro, a mio parere, sta nell’aver spazzato via in 199 pagine l’idea che la Provenza sia un paradiso di sole, tranquillità ed efficienza per 365 giorni all’anno e ha rafforzato la convinzione che i pregiudizi (in questo caso) francesi sulla nazionalità di una persona sono duri a morire: gli inglesi deboli di stomaco e troppo delicati di carnagione, gli italiani pessimi guidatori, e così via.
Peter Mayle si diverte a sbugiardare questi suoi nuovi amici con ironia e tenerezza, perché si sa… nessuno è perfetto.

venerdì 8 gennaio 2010

Esercizi creativi di scrittura: Cerami docet

Stavo rileggendo il saggio del grande scrittore, sceneggiatore, poeta, giornalista Vincenzo Cerami: Consigli a un giovane scrittore (già citato e consigliato vivamente durante il Corso di Scrittura Creativa su questo blog) e ho ri-scovato un esercizio davvero divertente: il buon Cerami ci consiglia di mutuare il lessico da un settore professionale per una descrizione o un piccolo racconto.
L’autore riporta una descrizione con il lessico “ospedaliero-farmaceutico-terapeutico” e, a mio parere, il risultato è davvero mirabile.
Il primo sintomo fu una ferita che si aprì all’orizzonte, dove il cielo precipita sul mare. Le scoriature rosse del tramonto si cicatrizzarono di colpo. Poi, mano a mano che la temperatura si abbassava, ecco giungere, lividi, tumefatti, i pesanti nuvoloni.
Di lì a poco ogni colore si decompose, ogni luce diluì. E l’aria divenne densa, come uno sciroppo
.”
Bella, no?

Accolgo anch’io la sfida di Cerami e, per puro spirito giocoso, riporto una breve descrizione, prendendo in prestito il lessico “gastronomico – culinario”.
Guardai all’orizzonte: il sole era un ricciolo di burro sulla lama di un coltello. E, all’improvviso, l’impasto dei miei ricordi non fu più così duro da mandar giù. Una delizia tutta nuova cominciò a lievitarmi nel cuore e capii, finalmente, che macerare nel dolore non sarebbe più servito a nulla.

E voi non avete voglia di cimentarvi in questo esercizio?
;-)

mercoledì 6 gennaio 2010

Un istante perfetto

Solo chi riesce a cogliere la bellezza
di un istante perfetto
può accettare i tormenti di una vita intera
senza esserne schiacciato.
Sonia Ognibene

domenica 3 gennaio 2010

Nuovo anno e...

Siamo nel nuovo anno e un grande regalo lo avete fatto voi a me perché, in soli otto mesi, il mio blog ha sforato le 3000 visite.
Non sono cifre da capogiro (so perfettamente che in giro ci sono alcuni blog che hanno anche oltre 300 visite al giorno) ma sono enormi per me, vista la scarsa pubblicità del mio blog tra i miei amici, la maggior parte dei quali non hanno la possibilità (o la voglia) di leggermi, per cui sono proprio quelli passati qui per caso ad avermi dimostrato affetto e stima.
Se poi aggiungiamo che un blog sulla scrittura o la lettura non è esattamente l’argomento giusto per attrarre folle oceaniche di internauti e che non posso postare tutti i giorni (cos’è una locanda senza la locandiera?) ritengo di dover ringraziare ciascuno di voi almeno 1 milione di volte.

Il mio appello su “Regalatemi libri per Natale” è rimasto quasi del tutto inascoltato, dico quasi perché almeno 1 libro l’ho ricevuto: Storia di Neve di Marco Corona.
Era un libro che desideravo tanto leggere, per cui sono felicissima d’averlo ricevuto.

L’ultimo dell’anno l’ho trascorso nel cottage della deliziosa, attenta e generosissima signora M. G.: abbiamo aspettato il nuovo anno tra un piatto di lenticchie, una tombolata e una dozzina di “prove tecniche” di botti, razzi e fontanelle. Io sempre a debita distanza, stupita dal coraggio dei convenuti.
Per l’occasione ho messo anche i tacchi alti, tolti prontamente durante il ritorno alla locanda.

Poi al mattino la ferale notizia: la combattiva e sportivissima signora I. ci aveva lasciate per sempre, serena, da un letto d’ospedale.
Ieri le abbiamo dato l’ultimo saluto mentre si addensavano oltre la brughiera nubi cariche di pioggia.
Fuori dai cancelli della sua ultima dimora ci ha sorpreso la pioggia tagliente come il vento che cominciava a spirare minaccioso.
Poi sono tornata a casa pensando: “Se questo è l’inizio del nuovo anno cos’altro ci riserveranno i prossimi mesi?”

...The show must go on.