sabato 29 settembre 2012

Locandiera sì, locandiera no

La pioggia sta per scendere. Entrate se volete. Ho lasciato sui tavoli i dolcetti di pastasfoglia ripieni e sul fuoco l'occorrente per il tè e la cioccolata calda.
Non me ne vogliate se non sarò lì ad accogliervi: al chiuso e rannicchiata sul mio letto mi infonderà gioia il vostro tramestio nella stanza accanto.
Vi amo e vi seguo come sempre, ma non ho forza e voglia di parole.

venerdì 7 settembre 2012

Treccine e buona educazione

Questa mattina sveglia puntata alle 6.45... già, comincio a riabituarmi alle alzatacce invernali e l'effetto su di me adesso è quello di un pugno in testa con stordimento generale. Insomma, ho sonno.
E sono anche un po' "inquietata" (diciamo così) per l'episodio occorsomi in ospedale due ore fa.
Vado per il solito controllo del sangue di E. e mi dirigo al solito sportello dove trovo la solita impiegata.
Oggi, la suddetta mi fa in maniera spiccia: "Se ha qualche problema la faccio passare, ma se non ce l'ha deve fare la fila."
E io: "Questo è lo sportello per chi i prelievi non li fa qui, ma in reparto, e non sono per me visto che non sono un maschio e neppure un bambino."
"Ah... non l'avevo visto."
Sapete cosa, cari avventori, mi è sorto un sospetto: sono tre anni che la tale impiegata non ha mai battuto ciglio su di me e la fila, evidentemente le treccine l'hanno spiazzata un po' e forse, dico forse, ha pensato subito o ha dato per scontato che fossi una straniera inconsapevole o incurante delle regole di educazione civile. Sono troppo maligna? Non so, ma di sicuro questo spiacevole inconveniente mi ha fatto riflettere ancora una volta su quanta strada dobbiamo ancora fare nell'accettazione di chi è diverso da noi... persino per una banale pettinatura.

sabato 1 settembre 2012

Niente unghie rosse, oggi

Un mese è passato quasi intonso di parole.
Ma sono stata lontana dalla locanda solo quattro giorni, giorni in cui un'amica molto speciale, L., ha aperto la sua casa, la dispensa, l'anima per accogliermi, curarmi le ferite, donarmi il silenzio, il tempo, la pace. Tra le sue botti trasformate in letti, le caprette, i ciuffi di lavanda, la salvia in pastella fritta, gli amici dagli occhi limpidi mi ha rifocillato corpo, anima e psiche.
Mi sono depurata col succo di sambuco e ho gustato una marmellata di pesche unica al mondo.
Tornata alla mia locanda ho osservato i miei affetti e mi ci sono tuffata con la consapevolezza del saggio e l'entusiasmo del neofita, e ho deciso che alla mia trasformazione spirituale dovesse seguirne una fisica. Per questo motivo ho cambiato pettinatura e mi sono riempita di lunghe treccine color mogano. Il mio viso non si è ancora abituato al cambiamento, ma a volte occorre spezzare senza pietà gli schemi fisici e mentali per ricominciare a sentirsi vivi.
Anche il secondo tomo de "L'uomo senza qualità" si approssima alla fine. A breve, quindi, ricomincerò ad assaporare nuove trame, nuove vite.
Il romanzo a quattro mani prosegue ed è entrato finalmente nel vivo.
Non ho voglia di unghie rosse oggi. Mi sento bianca, anestetizzata e avulsa.
Se ce la faccio, metterò via per sempre l'inutile. Persone e cose a volte giungono alla stessa, medesima fine.