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Quel “First” mi ha convinta subito, perché resto sempre affascinata dalle opere prime che vincono premi letterari di una certa importanza. Un romanzo di scarso valore non potrebbe di certo vincerne uno, perciò me lo sono portato a casa e ho cominciato subito a scoprirlo, parola dopo parola, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, fino a sentirmi stordita dalla sua prosa seduttiva e avvincente.
Il Galles - dal vento impietoso, le rocce aguzze, i dirupi, i rovi e le torbiere - grazie alla maestria dell’autrice diventa un luogo magico, quasi irreale.
Il paesaggio non può prescindere dalle vicende dei personaggi, non sono uno sfondo per rendere il romanzo più interessante, ma sono l’essenza stessa del romanzo. Evangeline, o meglio, Eve non sarebbe stata quella che è senza Pencarreg e il Tor. Nel bene e nel male.
Sì, perché il male stravolge la sua fanciullezza incosciente, ma la consapevolezza della maturità le regala poi quanto di più prezioso una donna possa desiderare.
Sempre in quegli stessi luoghi, quasi ad esorcizzare gli eventi tragici del passato.
Andrò in Galles. Ho deciso.
E come Eve Green mi siederò sullo spuntone battuto dal vento più aspro del Tor-y-Gwynt e lascerò che i capelli si innalzino verso il cielo, insieme al filo dei miei pensieri più segreti.
2 commenti:
Sai, anch'io spesso rimango affascinata dall'incipit.
Buona serata...e buon viaggio.
Non partirò subito per il Galles, ma sarà di sicuro la mia prossima meta.
Baci.
:-)
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