Il punto di vista: la narrazione in prima e terza persona
Oggi affronteremo la questione del PDV, ossia punto di vista.
Scegliere la prima, la terza o, in casi più unici che rari, la seconda persona per narrare la nostra storia è una decisione tutt'altro che irrilevante. Al contrario, tale scelta influenzerà in modo decisivo la percezione del personaggio da parte dei lettori.
Prima persona
Un IO racconta la sua vicenda personale dando al lettore una visione faziosa degli avvenimenti.
È un PDV molto “gettonato” sia da chi scrive sia da chi legge, forse perché permette un'identificazione totale e immediata con il protagonista.
Non ha avuto molta fortuna nei romanzi ottocenteschi - troppo influenzati dallo spirito di indagine storica, politica e filosofica della realtà sociale tipica del Settecento - che vedevano le vicende umane stritolate nella morsa della storia.
Ha, invece, assunto un posto di primo piano nella narrativa del Novecento.
Il motivo è molto semplice: la crisi d'identità che ha investito il genere umano (e che oggi regna sovrana, lasciatemelo dire!).
Gli uomini, e i personaggi che popolano i romanzi del Novecento, non seguono più logiche culturali standardizzate. Non avendo più punti fermi cui aggrapparsi, agiscono seguendo il loro inconscio.
Il mondo è visto, finalmente o per sfortuna, in soggettiva.
Es. Mia nonna era una tipa in gamba, una forza della natura! Noi la chiamavamo “Tornado”. Mi piaceva guardarla mentre guidava il trattore o impastava la farina per farci le frittelle.
Terza persona
Un narratore fornisce al lettore una visione oggettiva della storia.
Conduce il lettore dove vuole, quando vuole e come vuole. Gli rivela segreti, pensieri, azioni che tiene ben nascosti ai personaggi della storia. Crea intrighi e colpi di scena.
Sa tutto, vede tutto ed è dappertutto.
Es. Il barbone dal paltò a quadri si affrettò a raggiungere la fermata numero 8. Doveva sbrigarsi se voleva cavare un pasto completo al centro d'accoglienza. La contessa, al secondo piano della sua palazzina d'epoca, pensò che quell'individuo avrebbe fatto bene ad uscire solo di notte per non guastare il panorama.
Discorso libero indiretto
È comunque una narrazione in terza persona ma, badate bene, in una finta terza persona, vale a dire una terza persona che agisce come una prima persona. Il narratore, infatti, che conosce in maniera approfondita il protagonista sia sociologicamente che psicologicamente, si appropria della lingua del personaggio e rinuncia all'obiettività. Di conseguenza potrà svelare al lettore solo gli avvenimenti che vive direttamente il personaggio che ha scelto di rappresentare. È un PDV che presuppone una certa maestria dello scrittore perché dà vita ad un narratore che sembra oggettivo, ma che in realtà non lo è. Le sue divagazioni “oggettive” conducono il lettore là dove lo scrittore vuole.
Es. La vide attraversare la stanza con la falcata di un puledro imbizzarrito. I ricci le esplodevano dalla testa come petardi nel giorno di San Nicola. Sparì dietro la porta a vetri e, da quel momento, anche dalla sua vita. Provò a seguirla con lo sguardo un'ultima volta dalla finestra ma la voce della sua “adorata mammina”, come diceva sempre lei, lo riportò alla realtà. Le nuvole si addensarono sulla campagna. Tra poco avrebbe piovuto. E si accasciò sul divano.
Una raccomandazione: quando ci si butta a capofitto nella stesura di un romanzo può capitare – e, vi posso assicurare, molto più frequentemente di quanto immaginiate - di smarrire il PDV scelto, per assumerne un altro.
Immaginate un romanzo scritto in discorso libero indiretto - finta terza persona - nel quale il narratore dimentica di assumere la “voce” di un personaggio e descrive al lettore fatti di cui non dovrebbe essere a conoscenza.
Sarebbe davvero inappropriato, non credete? E che danni per la trama del vostro romanzo!
È bene, quindi, che facciate molta attenzione e che rivediate la prima stesura molto accuratamente.
I refusi, gli svarioni e gli “orrori” temporali sono sempre dietro l'angolo!
ESERCIZIO 8
Se non hai avuto ancora modo di leggerli, prendi I Malavoglia di Giovanni Verga, I miserabili di Victor Hugo e La coscienza di Zeno di Italo Svevo, e individua i PDV scelti per ognuno di essi.
Buona lettura!
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8 commenti:
Grazie per questo corso, dà consigli molto utili. Comunque tutto il blog è interessante. Me l'ha consigliato un'amica che ti segue tutti i giorni.
Rossella
Grazie Rossella 63! Per approfondire il tutto ti consiglio, però, di leggere i libri inseriti nel blog o anche altri che parlano di scrittura creativa.
Poi, se ti va, fammi sapere se la tua scrittura migliora.
Ringrazia tanto da parte mia la tua amica che ti ha consigliato il mio blog e dille che mi farà piacere se vorrà lasciare anche lei un commento.
:-)
Sonia Ognibene
Buongiorno Sonia, fai proseliti più dell' enalotto ormai.
Del resto, bravissima sei e sono largamente condivisi i complimenti che stai ricevendo, mi associo con grande piacere.
Tuttavia, qualcuno dovrà pur cavar le patate dall'orto, se no faranno festa le talpe presto e il prossimo inverno ci mancherà la materia prima per gli gnocchi.
Come dici? Dobbiamo farlo il Signor S. ed io?
Ah è così, solo perché non siamo iscritti al corso di scrittura creativa!
Bassa manovalanza dunque la nostra.
Va bene, ma tutti i nodi vengono allo gnocco.
Verrai, oh se verrai, ad elogiare la creatività delle mani dello zappatore, quando li scodelleremo ca pummarola n'coppa.
Felice di ritrovarti :-)
JFK
Caro JFK, considero il lavoro della terra e dell'operaio di estrema utilità. Altro che bassa manovalanza: tali lavori meritanono le lodi più eccelse. Non lo dico con la retorica o piaggeria dei politici, ma con la consapevolezza di chi da quella bassa manovalanza viene e di cui farà sempre parte.
Dunque, il tuo lavoro sarà GRADITISSIMO!!!
Grazie ancora per i complimenti che mi fai. Fanno piacere, soprattutto in questi ultimi giorni, dove le preoccupazioni personali si intrecciano alle sofferenze di chi mi circonda. Ma è il cerchio della vita e io posso (e voglio) solo continuare la danza.
Ti auguro una giornata radiosa.
Non può essere radiosa dopo quello che hai scritto e la preoccupazione che me ne deriva.
In ogni caso conta sulle forti braccia operaie al bisogno.
Noi ce la metteremo tutta perché tu possa continuare a danzare.
Per te e per noi.
Un abbraccio solidale :-))
JFK
Grazie, lo apprezzo molto.
Ricambio l'abbraccio.
Eccomi Sonia, sono una palla d'unto e grasso. Il motocoltivatore che doveva darci una mano a disotterrare la patate si è inceppato dopo neppure la prima fila. Smonta il carburatore e soffialo con l'aria compressa, lava il filtro con la benzina, pizzicato il pollice sotto il cofano e credi che il Signor S. si sia dannato a darmi una mano? Sotto la quercia stava, dice che è meno faticoso il corso di scrittura creativa. Lo dice ora, che c' è da sgobbare.
Ti faccio pena?
Mi curerai la ferita?
Ci saranno gli scones stasera?
E un po' di jazz per sottofondo.
Ti lascio con le domande e coltivo la speranza.
Stai serena e danzante, mi raccomando.
Il cavatore di patate JFK :-)
Eccomi di ritorno, ho dovuto lasciare la locanda per parecchie ore, ma sono qui adesso.
Non dovevi affaticarti tanto con le patate... tra l'altro il campo non è neanche mio, ma di un vicino piuttosto belligerante!!!
Molla le patate e datti al corso di scrittura creativa: a sfamarti ci penso io con "cacciatorino" e mozzarelle di bufala, gentil dono di una comitiva di pugliesi e campani, innamorati del cibo come della scrittura.
:-)
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