Ho trascorso giorni insensati, a volte inconcludenti, a tratti iper-produttivi; giorni di fermento, di paure, di amore per me stessa, di sogni implosi nella realtà. Ho trascorso giorni in cui la solitudine non ha voluto fare solo due chiacchiere, ma si è intrufolata dalla finestra per attaccarsi a me e impedirmi di scaraventarla fuori dall'uscio.
Scrivo, leggo, lavoro, mi ammalo, piango e aspetto, poi ancora scrivo, leggo, mi ammalo, piango e aspetto. Aspetto. Già... l'attesa. Che dire di lei? Di sicuro non è mi è molto congeniale, è una compagna scomoda, una vecchia grassona silenziosa e imperturbabile, sempre pronta a fagocitare tutto e a fingere di non procurar danno.
Ulrich mi fa compagnia, un nuovo amico, il protagonista de "L'uomo senza qualità" di Robert Musil. Romanzo straordinario: un condensato di verità e introspezione ad ogni riga, un miracolo dalla prosa vivace e coinvolgente. Vi riporto degli stralci:
"...se di dentro la stupidità non somigliasse straordinariamente all'intelligenza, se di fuori non si potesse scambiare per progresso, genio, speranza, perfezionamento, nessuno vorrebbe esser stupido e la stupidità non esisterebbe. O almeno sarebbe molto facile combatterla... Non esiste una sola idea importante di cui la stupidità non abbia saputo servirsi, essa è pronta e versatile e può indossare tutti i vestiti della verità. La verità invece ha un abito solo e una sola strada, ed è sempre in svantaggio."
Come dargli torto?
A voi, cari avventori un consiglio: se potete, leggetelo.
Se da un romanzo si impara qualcosa è sempre tempo ben speso. Molto ben speso.
...E non si resta soli.