Ho lasciato la locanda per una settimana. La macchina mi ha portata lontano: Vienna, Budapest, Lubiana, Trieste, Venezia. Ho respirato aria nuova, goduto di bellezze inusitate, ascoltato lingue zeppe di consonanti, gustato cibi saporiti e insoliti.
Inutile aggiungere che non avrei voluto più riprendere la strada per la locanda.
Il viaggio è qualcosa da cui traggo linfa vitale, per cui il ritorno è per me una sorta di coma sensibile.
Forse è per questo motivo che adoro leggere: è come se non smettessi mai di viaggiare. Ben altri giri, certo, ma pur sempre viaggi in metropoli sconosciute, coscienze in disuso.
Bevo un caffè e sono ancora immersa nei ricordi.
La trappola del lungo inverno è già in agguato.