E' una strana giornata oggi in locanda: sono sola con BonTon e i miei pensieri. Dovrei ripulire la piscina gonfiabile e riempirla nuovamente per dare uno stop alla canicola degli ultimi giorni, ma ho bisogno di qualcuno che mi dia una mano, un avventore, un vicino, un turista di passaggio in brughiera. Questa mattina sono uscita dalla locanda per pregare e... sono stata sincera, brutale con me stessa. Anch'io, come diceva Indro Montanelli, "non mi faccio sconti". Non riesco a pontificare, né ad ostentare virtù inesistenti come fa la stragrande maggioranza degli individui con cui entro in contatto. Non voglio sembrare ciò che non sono, ma voglio essere accettata e amata (magari) per quella che sono realmente, per come vivo, scrivo e lavoro, per le scelte che faccio, per gli errori che commetto, per i miei egoismi come per la mia generosità, per la mia speranza macchiata di malinconia ed impotenza, per il mio sorriso come per il mio pianto. In fondo ho solo un cuore affamato di amore che mai riesce ad essere saziato, un cucciolo che cerca riparo per nascondersi e digrigna i denti solo per non essere attaccato. Come sempre, me ne starò al mio posto, senza azzannare nessuno.
Perché questi pensieri, e perché proprio adesso? Forse perché ho visitato una mostra (direi, impeccabile) su Lev Tolstoj; ho ripercorso la sua vita di vizi prima, di morigeratezza impregnata anche di vanità ed egoismi poi e di luce abbagliante negli ultimi fecondi anni.
Ecco, Tolstoj fu uno dei pochi uomini della storia ad essere testimonianza viva e pulsante del suo pensiero. Gandhi diceva a tal proposito: "Fu l'uomo più veritiero della sua epoca. La sua vita fu una lotta costante, una serie ininterrotta di sforzi per cercare la verità e metterla in pratica... fu il più grande apostolo della non-violenza che l'epoca attuale abbia dato.".
Insomma, amici miei: basta, apparire! Occorre essere!
Da oggi comincerò a leggere La confessione e poi mi immergerò negli altri suoi romanzi.
Ho bisogno di rigenerare il mio spirito.