Un mese è passato quasi intonso di parole.
Ma sono stata lontana dalla locanda solo quattro giorni, giorni in cui un'amica molto speciale, L., ha aperto la sua casa, la dispensa, l'anima per accogliermi, curarmi le ferite, donarmi il silenzio, il tempo, la pace. Tra le sue botti trasformate in letti, le caprette, i ciuffi di lavanda, la salvia in pastella fritta, gli amici dagli occhi limpidi mi ha rifocillato corpo, anima e psiche.
Mi sono depurata col succo di sambuco e ho gustato una marmellata di pesche unica al mondo.
Tornata alla mia locanda ho osservato i miei affetti e mi ci sono tuffata con la consapevolezza del saggio e l'entusiasmo del neofita, e ho deciso che alla mia trasformazione spirituale dovesse seguirne una fisica. Per questo motivo ho cambiato pettinatura e mi sono riempita di lunghe treccine color mogano. Il mio viso non si è ancora abituato al cambiamento, ma a volte occorre spezzare senza pietà gli schemi fisici e mentali per ricominciare a sentirsi vivi.
Anche il secondo tomo de "L'uomo senza qualità" si approssima alla fine. A breve, quindi, ricomincerò ad assaporare nuove trame, nuove vite.
Il romanzo a quattro mani prosegue ed è entrato finalmente nel vivo.
Non ho voglia di unghie rosse oggi. Mi sento bianca, anestetizzata e avulsa.
Se ce la faccio, metterò via per sempre l'inutile. Persone e cose a volte giungono alla stessa, medesima fine.