domenica 3 maggio 2009

Come strutturare una storia

Non si è visto nessuno in locanda ieri, così ne ho approfittato per scrivere il mio secondo romanzo, sbocconcellando dei sandwich al formaggio e prosciutto, mentre una pioggerellina fitta, ma impalpabile, avvolgeva la locanda. Verso sera mi sono avvolta in un pile a quadri scozzesi e mi sono rilassata al calore e chiarore della legna, scoppiettante nel camino.
BonTon mi guardava deliziato mentre sgranocchiava il suo osso al fluoro. Al mio risveglio… un sole rigenerante trapassava i vetri delle finestre con tale impeto da lasciarmi senza fiato.
– Non è possibile! – mi sono detta.
Sono uscita avvolta ancora nel pile e ho saltellato intorno alla locanda, seguita dall’abbaio gioioso di BonTon.
Ho lanciato il pile sull’erba e mi ci sono buttata sopra, come fossi a prendere il sole in riva al mare.
Non so quanto tempo ci sono rimasta, so solo che all’improvviso mi sono ritrovata circondata da una combriccola di sei donne rotondette e sorridenti.
- È lei Sonia, la signora della locanda?
- Sì, signore mie, in persona.
- Ci scusi se l’abbiamo disturbata.
- Nient’affatto, volete unirvi a me? Prendo delle altre coperte!
- Che bella idea! – ha risposto la signora dai capelli rossi arruffati.
- Sì, non capita tutti i giorni di trovare il sole in brughiera!
Ho scaldato dei croissant e ho chiesto dalla finestrella sul lato sinistro della locanda:
- Cosa vi porto da bere? Caffè, cioccolata calda, tè, succo di frutta…
Inutile dire che cinque di loro hanno optato per la cioccolata prima ancora che io finissi di elencare le varie possibilità.
Poi ci siamo sistemate tutte sopra le coperte, facendo conoscenza.
- Così, lei è una scrittrice? – mi ha detto una signora dai capelli raccolti in una crocchia.
- Sì, lo sono, ma sono anche una lettrice… a tempo pieno, direi. E voi?
- Anch’io vorrei essere una scrittrice…- ha sospirato una delle tre signore dai capelli biondi.
- Perché dice solo.. vorrei?
- Beh… perché non ho mai portato a termine un libro. Scrivo qualche capitolo e poi non riesco ad andare avanti… mi succede sempre. Mi può dare qualche consiglio?
Alla simpatica G. ho chiesto se avesse un’idea molto chiara della storia e lei mi ha risposto che no, non ce l’aveva. Le sarebbe piaciuto scrivere una storia d’amore, ma non sapeva come continuare.
Ebbene, per scrivere un racconto, un romanzo, una sceneggiatura… qualunque cosa voi abbiate in mente, si parte sicuramente da un’IDEA, da un GUIZZO, come dico io, che va però sviluppato, e sviluppato in modo coerente. Altrimenti si cade nella trappola della famosa “pagina bianca”, dove si resta immobili per un tempo indefinito, e a volte infinito, senza ricavarci nulla.
Anzi, sovente accade che molliamo tutto, dicendo che non abbiamo sufficiente ISPIRAZIONE.
Che bella parola… peccato che serva solo a tratti e solo dopo aver già STRUTTURATO bene la nostra storia.

- In che senso: strutturato? - mi ha chiesto allora la signora G.
Nel senso che deve esserci già una trama completa prima di inizare a scrivere: un prologo - una sorta di preparazione alla storia -, un evento importante che porti avanti la storia e attragga l’attenzione del futuro lettore, una parte centrale in cui ai personaggi accade qualcosa che li porti a fare delle scelte e l’epilogo – vale a dire il finale, in cui i personaggi cambiano in qualche modo, nel bene o nel male, o il mondo attorno a loro cambia.

Questo in breve. Poi le ho consigliato un saggio per me illuminante: “Il Viaggio dell’Eroe” di Christopher Vogler.
La signora G., con gli occhi sgranati per l'eccitazione, mi ha detto che l’avrebbe acquistato subito e si sarebbe buttata a capofitto nella lettura.
Anche a voi consiglio caldamente di leggerlo e soprattutto di “metterlo in pratica”.
Un assaggio dei suoi contenuti potete trovarlo su:
http://it.wikipedia.org/wiki/Christopher_Vogler .

Scrittori si nasce e si diventa. Tenetelo sempre bene a mente.

2 commenti:

giardigno65 ha detto...

che invidia, panorama, pile brioche e una storia...

Sonia Ognibene ha detto...

Benvenuto alla locanda, Giardigno 65!
Alla locanda si raccontano sempre un mucchio di storie.
Basta avere (come ho detto nel mio primo post) purezza di cuore, leggerezza di spirito e vastità di vedute... solo così si può trovare la locanda in mezzo alla brughiera.