Ieri, nel tardo pomeriggio, ho lasciato la locanda per far visita alla libreria di Miss Dalloway.
Mi piace andarci almeno una volta alla settimana: posso accucciarmi in qualche angolo a gambe incrociate e saggiare la bellezza o banalità di un nuovo romanzo, senza che qualche “sapiente borioso” gridi allo scandalo per vituperio al “tempio sacro della cultura”.
E’ vero, anche per me il libro intonso col suo fresco odore di stampa ha un non so che di mistico, ma considerare blasfemo un lettore che si accomoda a terra per gustare un romanzo è qualcosa che non penserei nemmeno sotto tortura.
Ebbene, questi sapienti boriosi, che per semplificare definirò S.B., parlano (e straparlano) continuamente di analfabetismo di ritorno per il mancato uso corretto della lingua scritta e la diserzione della lettura in giovani e adulti.
Voi direte: “Ma è la verità! La situazione è gravissima, soprattutto da quando sono venuti fuori i cellulari e quei maledetti SMS!”.
Sì, nulla da dire. Tutto vero. Ma come mai, allora, quando un romanzo vende un numero spropositato di copie, gli S.B. invece di rallegrarsi e sventolare bandiere, stigmatizzano libro e autore come scarsi, banali e commerciali ?
Penso a Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro, a tutti i romanzi di Federico Moccia e a Il Codice da Vinci di Dan Brown, tanto per citarne alcuni.
Gli S.B. non sanno che giudicando libri e autori inetti danno inconsapevolmente (o forse di proposito) dell’idiota a tutti i lettori che li hanno scelti?
La verità, miei cari, è che buona parte del mondo culturale è impregnato di spocchia.
Gli S.B., in realtà, non si rallegrano quando i giovani si appassionano alla lettura, perché ciò rappresenta un’intrusione nel loro mondo di dotti, di “eletti”.
Non vogliono lasciare il loro scranno. Sono restii a condividere il sapere.
Anziché ammettere il valore di uno scrittore commerciale (nel senso letterale e non spregiativo del termine) preferiscono denigrarlo per sentirsi ancora in cima al mucchio.
Ma a che cosa e a chi serve tutto questo? A nulla e a nessuno, lo capite da soli.
S.B., abbandonate la vostra spocchia, parlate alla gente nel modo più semplice possibile e incoraggiate alla lettura senza denigrare nessuno.
Non lo sapete che la giustizia e la pace tra i popoli passa soprattutto attraverso la conoscenza e la condivisione del sapere?
A voi tutti buona lettura. Vi aspetto in locanda.
Mi piace andarci almeno una volta alla settimana: posso accucciarmi in qualche angolo a gambe incrociate e saggiare la bellezza o banalità di un nuovo romanzo, senza che qualche “sapiente borioso” gridi allo scandalo per vituperio al “tempio sacro della cultura”.
E’ vero, anche per me il libro intonso col suo fresco odore di stampa ha un non so che di mistico, ma considerare blasfemo un lettore che si accomoda a terra per gustare un romanzo è qualcosa che non penserei nemmeno sotto tortura.
Ebbene, questi sapienti boriosi, che per semplificare definirò S.B., parlano (e straparlano) continuamente di analfabetismo di ritorno per il mancato uso corretto della lingua scritta e la diserzione della lettura in giovani e adulti.
Voi direte: “Ma è la verità! La situazione è gravissima, soprattutto da quando sono venuti fuori i cellulari e quei maledetti SMS!”.
Sì, nulla da dire. Tutto vero. Ma come mai, allora, quando un romanzo vende un numero spropositato di copie, gli S.B. invece di rallegrarsi e sventolare bandiere, stigmatizzano libro e autore come scarsi, banali e commerciali ?
Penso a Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro, a tutti i romanzi di Federico Moccia e a Il Codice da Vinci di Dan Brown, tanto per citarne alcuni.
Gli S.B. non sanno che giudicando libri e autori inetti danno inconsapevolmente (o forse di proposito) dell’idiota a tutti i lettori che li hanno scelti?
La verità, miei cari, è che buona parte del mondo culturale è impregnato di spocchia.
Gli S.B., in realtà, non si rallegrano quando i giovani si appassionano alla lettura, perché ciò rappresenta un’intrusione nel loro mondo di dotti, di “eletti”.
Non vogliono lasciare il loro scranno. Sono restii a condividere il sapere.
Anziché ammettere il valore di uno scrittore commerciale (nel senso letterale e non spregiativo del termine) preferiscono denigrarlo per sentirsi ancora in cima al mucchio.
Ma a che cosa e a chi serve tutto questo? A nulla e a nessuno, lo capite da soli.
S.B., abbandonate la vostra spocchia, parlate alla gente nel modo più semplice possibile e incoraggiate alla lettura senza denigrare nessuno.
Non lo sapete che la giustizia e la pace tra i popoli passa soprattutto attraverso la conoscenza e la condivisione del sapere?
A voi tutti buona lettura. Vi aspetto in locanda.