Qualche giorno fa, mescolato alle bollette da pagare e a qualche inutile opuscolo pubblicitario, ho trovato nella casella della posta l'invito per la presentazione di un libro, che dal titolo ha subito pungolato la mia fantasia: "La figlia del sarto". Uhmm... interessante, mi sono detta.
E così, ieri chiudo la locanda per raggiungere il luogo della presentazione, arrivando puntuale all'ora convenuta. Come sempre.
Cerco una buona postazione e, al di là dei tavoli di fronte alla platea, vedo la scrittrice: una signora dai capelli argentei, acconciati con decoro e semplicità, un filo di perle intorno al collo e un sorriso aperto e sereno come non vedevo da tempo in un essere umano.
Poi, mentre prende il via la presentazione del romanzo, scopro che la ragione di quella sua serenità così palpabile è dovuta al suo avvicinarsi alla terra, lei che la terra in fondo non l'aveva mai "toccata" davvero, perché figlia del sarto del paese.
Da pochi anni, infatti, ha cominciato una nuova vita: come contadina (e sorprendentemente come scrittrice anche) perché ha compreso che gli orpelli non servono per star bene, che si può vivere con poco, che la corsa alla felicità a tutti i costi senza mai fermarci porta solo ad inceppare irrimediabilmente le nostre vite, proprio come fa una "zip" difettosa quando ci ostiniamo a chiuderla a tutti i costi... e invece basterebbe fargli fare uno scattino all'indietro per tirarla su senza problemi.
Alla fine della serata ho preso il suo libro e mi sono complimentata con lei per la semplicità delle sue parole e del suo tono soprattutto. Lei mi ha risposto con un sorriso ancora più aperto: Non è semplice solo chi non vuol farsi capire.
Poi mi ha lasciato una dedica che ho apprezzato molto: "A Sonia, in attesa di conoscerla meglio".
Sono tornata a casa con il cuore leggero e un gran senso di appagamento.
Quando sono andata a dormire era ormai passata la mezzanotte eppure non sono riuscita a prendere sonno facilmente, così ho cominciato a leggere "La figlia del sarto".
Sento che non mi deluderà.