Stavo
leggendo il saggio edito da Marsilio “La lezione di questo secolo”,
un’intervista di Giancarlo Bosetti a Karl Popper e, durante una delle mie
meditazioni “camilleriane”, mi sono
ritrovata a ravvisare una certa assonanza tra Popper e Montalbano. Sì, avete
capito bene.
Popper
credeva nell’idea di società aperta, nella libertà dell’uomo, nell’avvenire
aperto e nella non-violenza. Popper riteneva, cioè, che un individuo contasse
più della somma delle parti costituenti uno Stato; che in ogni campo
-scientifico, politico, religioso- non esistesse una verità assoluta, eretta
per asservire e quindi negare la libertà dell’individuo: “la libertà è più importante dell’uguaglianza… il tentativo di
instaurare l’eguaglianza mette la libertà in pericolo; … sacrificando la
libertà, non si riesce neppure a fare regnare l’eguaglianza tra coloro che sono
stati asserviti”; che la storia non fosse un percorso già tracciato, che nulla
“doveva” essere compiuto in nome di una pseudo-verità, bensì che il mondo avesse
il diritto di evolversi, modificarsi strada facendo; che per instaurare un
modello democratico della società fosse necessario opporsi alla violenza
dilagante e aberrante.
Ebbene,
penso che Camilleri (involontariamente) abbia plasmato Montalbano secondo i
punti-cardine del filosofo austriaco. Infatti, Salvo non è forse l’uomo che ha
fatto della libertà il suo baluardo?
Il
commissario è inserito in un contesto sociale da cui non si lascia asservire
perché egli risponde solo ai suoi imperativi morali: l’onestà e la rettitudine.
Questa è la ragion per cui non esiste prefetto, questore, boss malavitoso dai
quali si lasci intimorire o sopraffare. È un uomo semplice, dalla vita modesta
ma con una ricchezza straordinaria: quella libertà che ogni individuo vorrebbe
possedere.
Così
Montalbano cambia il corso degli eventi, cambia la storia -i grandi uomini la
cambiano sempre- perché non accetta che il mondo vada verso una direzione inevitabile.
E cambia la storia combattendo la violenza con la non-violenza. Chi segue la
serie sa perfettamente che le armi per il commissario sono un elemento di
contorno di cui farebbe volentieri a meno.
Ma
esiste davvero un uomo così nella vita reale? E se Popper avesse avuto modo di
leggere “La forma dell’acqua” (il
primo romanzo di Montalbano uscito proprio l’anno della morte del filosofo) avrebbe
visto tali similitudini? Sarebbe giunto alle mie stesse conclusioni? Probabilmente
no, ma nelle mie farneticazioni mi piace pensare di sì.
Dunque,
a lunedì 6 maggio con “Una lama di luce”.
Io, come sempre, ci sarò. E voi?