Sono ritornata in quel rustico in mezzo alle montagne e mi sono inerpicata lungo il sentiero che l’ultima volta avevo visto solo da lontano.
La pioggia durante la notte era scesa copiosa e, il mattino dopo, il sole non era riuscito ad asciugare il terreno, ma non me ne sono curata. Le mie scarpe di tela sono sprofondate nel fango, però con l’aiuto di un bastone ho evitato di ruzzolare giù per la discesa, poco ripida in verità.
Dall’alto il rustico sembrava la visione di un paesaggio irreale, invece aspettava il mio ritorno in calce e mattoni, elegante nella sua signorile semplicità.
Il resto della giornata l’ho trascorsa a prendere il sole, per nulla infastidita dalle api che pure ronzavano sui fiori nel campo intorno alla casa.
Con me c’era il Breviario laico di Gianfranco Ravasi, con le sue 366 riflessioni per ogni giorno dell’anno (compreso quello bisestile). Ma io, da avida lettrice desiderosa di conoscenza, cosa pensate abbia fatto? Sì, ho finito per leggere le riflessioni di un mese in una sola tornata.
Comunque mi sono pentita e ho riacciuffato aforismi e citazioni, lasciando che la riflessione scavasse dentro di me per “farmi nuova”.
E oggi, miei cari avventori, lascio che pure a voi scavi dentro un'ammonizione dello scrittore francese Gustave Flaubert, presente al 24 febbraio: “Non leggete, come fanno i bambini, solo per divertirvi o, come fanno gli ambiziosi, solo per istruirvi e far bella figura. No, leggete per vivere.”
E io aggiungerei: "Vivete per leggere!".